Alberi e case diroccate sfilavano veloci, e poi edifici di varie fatte, e poi gli scogli a forma di T, il mare rosso scintillante e il cielo giallo ocra e grigio-azzurro dell'inizio dell'imbrunire. Dell'inizio della fine di quella giornata. Dell'inizio della fine di qualcosa. Solo dalla fine di qualcosa può iniziare qualcos'altro, si disse, mentre disegnava con un dito un piccolo cerchio sul vetro appannato dal freddo del finestrino del posto n. 43 d'un espresso diretto a sud, gremito.
....
In un'altra porzione di realtà spazio-temporale, qualcuno disegnava un cerchio sul bordo del grande bicchiere di birra che il barman aveva fatto scivolare sul bancone.
Il locale era molto affollato quella notte, per un evento un po' sopra le righe, un esperimento d'incastri tra linguaggi, tra radio e web, tra cronaca e poesia.
Tra sogno e realtà. Tra savi e folli.
La brunetta arrivò, un po' stanca a dire il vero, dopo la performance sul palco di pochi minuti prima. Sorrise sotto gli sguardi indiscreti degli avventori accalcati al bancone.
Prese per mano un altro dei relatori, uno dalla faccia pulita e la voce professionale, coi capelli molto corti color miele e gli occhiali sul naso e lo condusse lontano dal bar, aprendo un varco nella folla di curiosi.
L'imbucata alla serata rimase a guardare, non senza invidia, i due giovani che si tenevano per mano, uscendo.
Li osservò cercando di non dare nell'occhio, mentre rifuggivano le domande indiscrete, via, lontano nella notte fresca novembrina, lui con uno zainetto sulle spalle, lei esibendo una meravigliosa capigliatura bruna mediterranea lucida.
Si sedette, sola, a uno dei tavolini neri del bar, senza dare nell'occhio, perché ognuno aveva qualcosa di meglio da fare. Alla consolle, il famoso dj ospite d'onore della serata, metteva su qualche orribile pezzo dance o qualcosa di simile.
Danze, drink, risa e caos, nell'euforia generale legata all'evento appena trascorso.
Scrisse qualche riga su un foglio e uscì nel buio. Senza aggiungere altro, quasi senza muovere un muscolo, almeno sulle prime.
Poi attraversò tutta la città a piedi, fino alla stazione e le fece bene.
La stanchezza le diede energia.
Comprò una birra e passò un dito disegnando un cerchio sul bordo della lattina, mentre saliva sul treno puzzolente e sporco che l'avrebbe riportata a casa.
Un anno può trascorrere in tutta la sua piatta durata senza che davvero nulla di significativo accada.
Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di realtà, nuda e cruda.
E prima che te ne possa rendere conto, è già la fine d'un altro, terribile anno.
martedì 31 dicembre 2013
giovedì 26 dicembre 2013
martedì 10 dicembre 2013
lunedì 9 dicembre 2013
A Silvia
Tu plasmi parole nuove
per respirare,
per respirarti.
Per espiarti.
In questo mondo angusto
sei sottile ostilità.
Amara
come l'amara consapevolezza della caducità.
Amara consapevolezza
della Terra
nella Notte
in cui sola t'addentrasti.
Sola,
eppure parli al Mondo
e ti fai desiderio originario
su cui mi chino.
E non oso leggere il tuo senso
tra le tue righe terribili.
Eppure sei Musa.
venerdì 6 dicembre 2013
Canovaccio
Dopo la cena, i movimenti tranquilli dello spreparare la tavola, i commensali immersi nelle loro conversazioni distese, giocose o brillanti.
Ma nelle cucine, col favore dei piatti unti di olio verde e della schiuma calda, accanto alle dita e alla voce protagoniste del concerto, alla piccola escrescenza sotto uno degli occhi intensi, miracolosamente strappati per qualche ora alle consuete estraneità, Elsa riscosse il suo piccolo premio.
Si girò sulla schiena mostrando l'addome.
Inarcò il piccolo corpo mantato di grigio lucente morbido, e tutta la sua felina grazia si convertì in estasi al tocco sapiente delle dita amorevoli del musico.
Chi s'era chinato su quel desiderio originario si produsse in un atto di suprema dolcezza,
spettacolo di familiarità ineffabile e commovente concesso solo a pochi eletti.
Ma nelle cucine, col favore dei piatti unti di olio verde e della schiuma calda, accanto alle dita e alla voce protagoniste del concerto, alla piccola escrescenza sotto uno degli occhi intensi, miracolosamente strappati per qualche ora alle consuete estraneità, Elsa riscosse il suo piccolo premio.
Si girò sulla schiena mostrando l'addome.
Inarcò il piccolo corpo mantato di grigio lucente morbido, e tutta la sua felina grazia si convertì in estasi al tocco sapiente delle dita amorevoli del musico.
Chi s'era chinato su quel desiderio originario si produsse in un atto di suprema dolcezza,
spettacolo di familiarità ineffabile e commovente concesso solo a pochi eletti.
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