lunedì 13 ottobre 2014

Saudade

Se tu fossi qui,
saprei bene cosa farmene,
dei miei sorrisi dimessi, sparuti.
Se tu solo fossi qui,
forse sentirei ancora l'odore degli inverni accoglienti, caldi,
giù pei piccoli vicoli stretti,
familiari,
dove,
ormai,

non posso più tornare.


venerdì 19 settembre 2014

De rottamazione

Se stai gongolando per la conquista del tuo amante spos(s)ato da anni, fermati un istante a pensare:
se ci ha messo solo poche ore a cornificare il suo partner d'una vita, figuriamoci quanto ci metterà a mettere in un angolo te.

Rimpianti e fardelli

Ho pensato a questo,
che a nessun uomo,
mai,
dovrebbe toccare di rimpiangere di non aver trascorso più tempo con qualcuno,
fintanto che questi era in vita;
che a nessun essere ancora al mondo, dovrebbe mai toccare assistere al dolore d'un padre
che piange un figlio, che sia di sangue oppure no.
Ho pensato
che a nessun essere vivente dovrebbe toccare la sventura di serbare il peso della memoria, quando è resa fardello dal rimpianto, feroce, ferocissimo, di non aver mai pronunciato una parola d'affetto
a chi,
ormai,
non ha più orecchie per udire,
e non udirà.
Mai più.


domenica 14 settembre 2014

Oltre il vetro

Non ti fai toccare,
se non attraverso il vetro,
e sei magro,
pigro,
agro,
eppure t'amo.
Quando mi guardi
coi tuoi occhi tondi,
chiari,
la rosa nera della tua bocca,
una piccola macchia bruna a baciarti il labbro inferiore,
impudica.

lunedì 14 luglio 2014

La pazienza dell'ombrello-Note su un concerto al mare

Odiare il prosaico del fanatico,

il suo rammarico non chiede asilo, né un viatico;

dimentica l'ombrello su un attico,

solo per un attimo.

Peccato certe estasi non sappiano vestirsi d'eloquenza,

all'occorrenza,

di espressioni all'altezza,

c'è solo materia grezza,

l'emozione è goffa.

L'hanno vista implodere

come solo lei sa piovere.

Dopo ogni incantesimo sparisce,

stupisce,

come un giro di bassi

non capisce,

eppure scalfisce.

Come la tristezza,

o forse è solo la pioggia che si scolora,

non resta lì,

eppure c'è ancora.

giovedì 10 luglio 2014

Da correggere

Le capitava a volte di rileggersi, dopo molto tempo, e di aver l'impressione che quelle sotto i suoi occhi fossero le righe di un'altra persona.
Aveva voglia di di scrivere come forse non aveva mai fatto in vita sua, di svuotarsi, e di rimirarsi in forma di liquido scuro caldo appena scorso su fogli spessi di carta grezza.
E come ogni volta che intercettava la bella grafia inclinata di quello sconosciuto, aveva la stranissima sensazione che quella le fosse più familiare della propria ; che quel medesimo sconosciuto, inspiegabilmente, le fosse familiare, e che forse, suo malgrado, e in un modo non ancora chiaro, riuscisse ad esserle misteriosamente d'aiuto quando qualcosa in lei si andava a inceppare, quando qualcosa in lei le impediva di respirare, quando non riusciva più né a scrivere, né a parlare.
Forse le mancavano certe attese, le mancava il periodo in cui aveva la faccia tosta di cercare quello sconosciuto e farsi correggere i compitini a casa.
O forse, in realtà aveva solo voglia di tornare in un vecchio bar, e incontrare un vecchio amico che non aveva più il coraggio di chiamare. Per orgoglio o per dignità. Ma va là.

lunedì 7 luglio 2014

Carrioniti

Una lanterna a olio fumigante sui fogli ingialliti dello scrittoio unto del poeta ebbro.
Un gelido alito di vento dalla finestra aperta spense la fiammella, e la megera entrò.
Incantesimo della parola, maleficio d'una strega: 
"Scrivi più in fretta, arriva alla fine dell'ultimo atto!"
La strega pronunciò un nome e il poeta ebbro, nella notte, annegò nel suo calamaio.



lunedì 19 maggio 2014

Illusioni rosse in rima

Che poi chissà come fanno certe parole
 dette da altri, 
dedicate ad altri,
ad assomigliarti,
più della stessa pena che continua a ingoiarti.

giovedì 9 gennaio 2014

Una frusta

Nonostante tutto aveva ancora voglia di ricordarsi come si erano incrociati la prima volta.
Nonostante tutto, si sorprendeva a cercarlo, di notte, nelle memorie triste e senza nome degli sconosciuti. 
Nelle melodie dimenticate; 
nelle scritte rivoluzionarie sui sedili consunti negli espressi notturni lenti e maleodoranti e sporchi;
nelle fermate sbagliate; 
nelle soste obbligate per non aver pagato il biglietto;
nelle immagini disegnate dai rami taglienti a ingabbiare la luna infreddolita;
in una vecchia frusta incapace di far impazzire anche la peggiore delle maionesi;
in queste misere parole che, nonostante tutto, non giungeranno mai agli occhi per i quali sono state messe nero su bianco.
Nelle innumerevoli parole non dette,  inghiottite a scavare nello stomaco gallerie terribili ove scaldare un rimpianto incontenibile, cocente come la vergogna di non essere all'altezza, eppure covate come dei figli impossibili da strapparsi da dentro.
In questa strana pena, segreta e senza rimedio, che è  il continuare a desiderare sempre quel che non si può avere.



mercoledì 1 gennaio 2014

Grenouille

No, non ho avuto il coraggio di leggere, non ho più lo stomaco di reggere a cotanto parossismo di pessimismo.
Sono tinte troppo forti per i miei gusti, il fegato è debole, le viscere si sfilacciano, i denti si ingialliscono, l'udito mi abbandona.
No, le narici si dilatano, le pupille s'ingrandiscono, troppi pori sulla pelle poi guastano.
No, evita di far rumore, rilascia solo qualche suono tossico, un odore classico, una mano aperta per dire basta.
Sublima o imbalsama, mille dettagli fanno un corpo, ma un corpo non ti basta.
Alchimia cosmica, o chimica meravigliosamente putrida, il  dio del rimpianto dimora in un lurido tugurio e riceve solo pochi sventurati pellegrini. 
Se vuoi omaggiarlo, recagli un timido asfodelo, una tazza calda di vergogna e l'olezzo d'un singhiozzo.