domenica 24 novembre 2013

Le elucubrazioni contorte d'un povero megalomane solitario ovvero riflessioni circa il successo del girovagare del principe Miskin alla volta dell'abitazione di Rogozin


Come era arrivato in quel posto, non  lo ricordava.
Come tutte le volte che camminava  distrattamente imboccando vicoli sconosciuti in paesi  familiari.
Doveva  aver attraversato tutto l'abitato a occhi chiusi, nella notte, senza aver incontrato neppure una luce.
Aveva piovuto molto e pioveva ancora.
Pioveva  pioggia acida sulla terra che la rifuggiva, inorridita.
Pioveva sulla vegetazione stanca e sfigurata.
Come era  arrivato in quel posto desolato e lugubre, non riusciva  proprio a ricordare.
Come aveva fatto il principe Miskin a trovare l'abitazione di Rogozin senza conoscere neppure la strada?
Non dovette averlo  mai capito neanche il principe stesso.
Come aveva fatto tutto quel  tempo a camminare da solo per strada mentre tutti gli altri assistevano alla scena divertiti,  vedendolo gesticolare come se parlasse con qualcuno e senza accorgersi che quello fosse un monologo?
Come aveva fatto a cercare le  espressioni migliori, la giusta intensità dello sguardo, le movenze delle mani,  il ritmo del passo,  il modo di ravviare i capelli, la luce da farvi filtrare attraverso, l'argomento più originale, ogni minimo dettaglio come se parlasse a qualcuno?
Perché l'aveva  fatto e come aveva potuto essere così vanitoso e magalomane, come?
Come aveva potuto essere così superficiale e immaturo?
Come aveva fatto a non curarsi della gente che assisteva al proprio delirio d'onnipotenza, alle pose forzate, alla ricerca dell'intonazione più convincente, sa ssssa prova, della frase più a effetto, dell'espressione più drammatica, dello sguardo più truce, dell'incurvatura più amara degli angoli della bocca?
Come aveva fatto a non accorgersi dell'effetto comico di tutto questo sforzo che lo lasciava esausto  e con un pugno di mosche, magari a osservarle mentre gli morivano tra le dite con le viscere purulente in bella vista.
E ora che egli stesso si era confuso tra i passanti che lo additavano come lo schizofrenico di strada di turno; ora che si autoadditava come un povero idiota, aspirante attoruncolo da quattro soldi, pierrot giullare mai andato a scuola; ora che si vedeva dal di fuori, come tante volte aveva visto qualcun altro cercare l'approvazione degli altri, mortificando a quel modo la propria dignità, ora rideva lui stesso.
Passò dal fruttivendolo più vicino e rubò alcuni pomodori dalla cassetta davanti al negozio, senza esser visto e quando fu abbastanza lontano se li buttò addosso ridendo forsennatamente e fischiando.
Bu bu, sei ridicolo, non ti vergogni?





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