Ci capita, a volte, di sentirci legati a persone che nella vita
di tutti i giorni, invero, ci sono lontane anni luce.
A-N-N-I—L-U-C-E.
Pure, ci piace pensare a queste persone come se con loro
avessimo dei legami invisibili.
“Legami” nati negli anni acerbi, della confusione e della
paura, quando eravamo facilmente emozionabili, fragili, piccoli, strani,
brutti, soli.
Ogni volta che una di queste persone compie un passo, ci
sentiamo orgogliosi come se il progresso ci riguardasse in prima persona.
E allora ci capita di emozionarci forte, violentemente, di
sentirci quasi esplodere il cuore dall’emozione al sentire certi crescendo di
parole e note.
Come se ogni ripresa da dove eravamo rimasti, in realtà, ci
cogliesse esattamente nel punto dove stavamo aspettando, con le vene in
subbuglio, le farfalle nelle dita, e lo stomaco tremante.
Ho sentito un brivido, iersera, ho visto più d’un decennio scorrere copioso in una canzone calda appena nata dal sudore di chi l’ha
concepita.
Ho sentito,
confusamente eppure con forza, il dolore, e le lacrime e il sangue di un
sentire profondo, di quelli che se li provi stai male ma ti senti vivo solo
grazie a quel sentire.
Ho sentito le tempie
pulsare, e le gote bruciare sotto i rivoli di sale grosso.
Ho visto e sentito
qualcosa di bello, iersera.
Stanotte veglia.
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