domenica 13 ottobre 2013

Di legami invisibili e di piatti di pasta al pesto.

Ci capita, a volte, di sentirci legati a persone che nella vita di tutti i giorni, invero, ci sono lontane anni luce.
A-N-N-I—L-U-C-E.
Pure, ci piace pensare a queste persone come se con loro avessimo dei legami invisibili.
“Legami” nati negli anni acerbi, della confusione e della paura, quando eravamo facilmente emozionabili, fragili, piccoli, strani, brutti, soli.
Ogni volta che una di queste persone compie un passo, ci sentiamo orgogliosi come se il progresso ci riguardasse in prima persona.
E allora ci capita di emozionarci forte, violentemente, di sentirci quasi esplodere il cuore dall’emozione al sentire certi crescendo di parole e note.
Come se ogni ripresa da dove eravamo rimasti, in realtà, ci cogliesse esattamente nel punto dove stavamo aspettando, con le vene in subbuglio, le farfalle nelle dita, e lo stomaco tremante.
Ho sentito un brivido, iersera, ho visto più d’un decennio scorrere copioso in una canzone calda appena nata dal sudore di chi l’ha concepita.
 Ho sentito, confusamente eppure con forza, il dolore, e le lacrime e il sangue di un sentire profondo, di quelli che se li provi stai male ma ti senti vivo solo grazie a quel sentire.
Ho sentito le tempie pulsare, e le gote bruciare sotto i rivoli di sale grosso.
Ho visto e sentito qualcosa di bello, iersera.
Stanotte veglia.





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