domenica 27 ottobre 2013

La vecchina nubile e senza nome.


Una notte, in un bar, incontrai una bellissima vecchina che m'insegnò a non porre domande troppo indiscrete.
Con un sorriso mi disse seccamente, ma non senza dolcezza (io la sfidavo decisa a non distogliere lo sguardo dai suoi grandi occhi magnetici), che era nubile e non mi avrebbe mai detto il suo nome.
Mi spostai in un'altra ala del locale, col mio set da inviata speciale improvvisata e m'imbucai nella folla di vip e semivip presenti al gran gala.
Il mio uomo ( ero lì per intervistarlo) sembrava disinvolto in quella sala piena di luci e di testimoni perfetti. E in fondo, intimamente godeva nel sentirsi innumerevoli occhi puntati addosso.
Sentivo la sua voce equilibrata parlare di testate insolenti e di direttori di giornali ignoranti.
Dal canto mio non avevo altri motivi per esser lì se non quelli che lui poteva immaginare tranquillamente.
E se ho ancora qualche motivo di dolermi è di non esser stata in grado di fermare tutto, quella notte.
Di cambiare le leggi del tempo e dello spazio.
Di sgomberare quel bar di tutti gli avventori superflui, di tutte le radio e televisioni e dei cocktails alla frutta in attesa di scivolare sul bancone.
Di tutte le rimembranze mie antagoniste.
Di tutte le sue paure, di tutte le sue timidezze, del mio parlare monco, e del mio cuore, che per un attimo ho creduto si fosse arrestato.
Avrebbero dovuto arrestarmi per non esser stata capace di portare a termine la mia missione, la missione che m'ero prefissa prima di partire dall'altra parte del nostro meraviglioso misero mondo.
Grazie di tutto, virtuosa vecchina dai grandi occhi giovenili color nocciola.
Anche volessi, non riuscirò mai a dimenticarti.

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