sabato 3 novembre 2012

Per un pugno di Gregor Samsa. Ovvero: Derelitto, ti fustigo.


Non dite a nessuno che sono perduta, oramai.
Che non faccio che passare i miei giorni con un unico pensiero in testa, costante.
Che tutte le cose che faccio, oramai, mi sono d’impaccio, se non hanno nulla a che fare con te.
Che cerco maldestramente di attirare uno straccio della tua attenzione e finisco puntualmente, drammaticamente per risultare molesta. Siamo alle solite.
Non dite a nessuno che sto incollata al monitor per ore a scavare nella tua testa .
E non dite a nessuno, che la stramaledetta goccia che ti solca il cervello da una vita, vorrei essere io, al momento.
Non dite, ve ne prego, ad anima morta, che di sto maledettissimo mal di vivere si muore, oppure si inizia a campare di nuova vita.
Un compromesso, per favore, trista maschera dalle braccia serrate,  un solo compromesso che valesse una volta per tutte un po’ di sollievo, quando ti deciderai a farlo?
Non sono un' apologista de’ compromessi, no, ma in certi casi, si tratta, forse, di capire a quali scendere per non scivolare penosamente e trovare quell'epilogo improvviso, inaspettato quanto grottesco, tanto caro ai kafkiani impenitenti. Ovvero quelli che dicono di non aver più la forza di ricongiungersi a Kafka.
In certi casi, forse vanno fatti. In questi casi, vedi.
Perdio.

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